Sentiero delle trincee e dei Forti di Maranza
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ITA
LA FORTEZZA DI TRENTO
Il territorio trentino venne progressivamente fortificato dalla metà dell'Ottocento fino alla prima guerra mondiale e Trento si trasformò in una piazzaforte.
Dopo la perdita della Lombardia (1859) e del Veneto (1866) le autorità imperiali costruirono lo sbarramento del Bus de Vela e lo sbarramento di Civezzano: le prime opere permanenti a difesa della città. Nel corso degli anni '80 dell'Ottocento la costruzione di una cintura di forti circondò la città. Queste fortificazioni, dette in «stile trentino», erano opere economiche, a un piano fuori terra, con murature in pietra e ospitavano artiglieria in casamatta o all'aperto. Nel 1890 venne ultimato lo sbarramento di Tenna, composto dai forti Tenna e Colle delle Benne, un avamposto della Fortezza con il compito di difendere l'accesso dalla Valsugana. Nel 1900 si aggiunsero alla cerchia difensiva di Trento anche l'opera principale di Mattarello e forte Romagnano, sviluppate su più piani, costruite con l'utilizzo del calcestruzzo e dotate delle prime cupole corazzate.
In città furono realizzate una serie di nuove infrastrutture: strade, caserme, stabilimenti, magazzini, ospedali. Alla fine dell'Ottocento venne introdotto anche in Tirolo il raggio di divieto di fabbrica, una norma che vietava la costruzione nei dintorni delle fortificazioni, che creò non poche controversie con le amministrazioni locali. La presenza militare aumentò costantemente: nel 1910 oltre il 10% della popolazione di Trento era composta da soldati.
Allo scoppio della prima guerra mondiale le fortificazioni ottocentesche erano superate e inadeguate a resistere al fuoco delle nuove artiglierie: alcune vennero disarmate, altre furono demolite. Nel 1914 la difesa della città venne suddivisa in sette settori. I rilievi attorno a Trento si trasformarono in un vasto campo trincerato e nuove fortificazioni racchiusero la città. L'artiglieria trovò posto in batterie in caverna. Nell’autunno del 1915 quasi 300 cannoni erano pronti a difendere la Fortezza. Nessuna operazione bellica interessò però i dintorni di Trento; già nel 1916 i lavori di fortificazione furono interrotti e gran parte degli armamenti trasferiti al fronte. La Fortezza di Trento fu un enorme sistema difensivo che non sparò mai un colpo.
IL SETTORE DIFENSIVO VALSORDA-MARZOLA
La zona della Maranza era parte di un settore della Fortezza di Trento. Nell'Ottocento i settori erano cinque, ma nel 1914 con la costruzione del nuovo campo trincerato il territorio venne diviso in sette zone. Il II settore iniziava dalla frazione di Valsorda e raggiungeva la cima della Marzola.
Le fortificazioni della zona avevano il compito di bloccare la strada a un’eventuale infiltrazione del nemico dalla Valsugana attraverso l’altopiano della Vigolana, come era avvenuto nella guerra del 1866 con le truppe italiane del generale Medici arrivate fino a Valsorda. Tra il 1879 e il 1882 vennero realizzate le fortificazione in «stile trentino» di questo settore: la batteria Brusaferro, che assieme alla batteria Doss Fornas posta sulle pendici della Vigolana nel I settore di difesa, controllava e bloccava l'accesso alla valle dell'Adige. Più in alto, nella zona della Maranza, sorsero la batteria Maranza e il blockhaus Maranza, con il compito di sorvegliare un possibile passaggio del nemico dalla Marzola e fornire sostegno allo sbarramento sottostante.
Allo scoppio della prima guerra mondiale la difesa della Fortezza venne riprogettata. La linea difensiva seguiva quella ottocentesca, ma con fortificazioni moderne. I due forti ottocenteschi della Maranza furono demoliti. Sui monti attorno a Trento sorsero trincee, postazioni d'artiglieria, caverne e manufatti in calcestruzzo armato. Le nuove opere salivano da Valsorda, dove terminava il primo settore di difesa che iniziava a Mattarello, raggiungendo la sommità della Marzola. Da qui le fortificazioni proseguivano verso il III settore che comprendeva il Chegul, il passo del Cimirlo e il monte Celva. Una linea più avanzata scendeva dalla Marzola fino a Vigolo Vattaro, con l'opera in caverna delle Finestrelle, oggi raggiungibile attraveso il sentiero SAT numero 440.
Nei pressi del rifugio Maranza era previsto il comando del II settore, con la stazione telefonica e una serie di baraccamenti che potevano ospitare 200 uomini.
LA BATTERIA MARANZA
La batteria Maranza venne costruita tra il 1881 e il 1882. Aveva il compito di supportare le batterie Brusaferro e Doss Fornas per bloccare l'accesso dalla Valsugana attraverso l’altopiano della Vigolana, controllando nel contempo il versante sud-ovest della Marzola. Era un forte in «stile trentino», contraddistinto quindi da una costruzione ad un unico piano fuori terra con murature in pietra, dotate di numerose fuciliere verticali. In caso di guerra la guarnigione prevista era di 44 uomini, di cui due sottufficiali, che trovavano alloggio nei cinque vani principali della struttura. La batteria disponeva inoltre di cucina, cisterna per l'acqua e latrina. Verso valle la fortificazione, per la conformazione fisica del luogo, aveva due piani. I pochi resti rimasti riguardano proprio la zona seminterrata, dove si trovavano il deposito delle munizione, un alloggio per i soldati e un piccolo magazzino delle provviste.
L'armamento era composto da due pezzi d'artiglieria all'aperto: si trattava all'inizio del Novecento di due cannoni modello M.75. La batteria era dotata anche di 5 affusti per fucile, dei supporti montati sulle fuciliere che permettevano di coprire con maggior precisione alcuni punti sensibili attorno alla fortificazione, anche durante la notte o in condizione di scarsa visibilità. L'ingresso alla batteria e gran parte del perimetro erano protetti da un fossato e da reticolati. La struttura era caratterizzata da una torretta-osservatorio, a cui si accedeva con una scala a pioli. Il forte poteva comunicare attraverso segnali ottici con il forte San Rocco, con il centro di comando di Trento al castello del Buonconsiglio, con la malga Maranza e con il blockhaus Maranza. Era previsto anche un collegamento telefonico con il blockhaus Maranza e la batteria Brusaferro. La batteria venne demolita nel 1915, perché ormai superata e sostituita con le nuove e numerose postazioni del settore.
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
La prima guerra mondiale scoppiò il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell’Impero austro-ungarico alla Serbia. Pochi giorni dopo, il 31 luglio, l’Austria-Ungheria chiamò alle armi gli uomini dai 21 ai 42 anni; nel corso della guerra la forbice d’età si allargò arrivando a comprendere gli uomini dai 18 ai 50 anni. Dal Trentino, allora inserito nella provincia del Tirolo, partirono circa 55.000 uomini per combattere con la divisa imperiale. Con l’entrata in guerra dell’Italia, dal 24 maggio 1915, il territorio Trentino, progressivamente fortificato dalla metà del XIX secolo, si trovò teatro di operazioni militari. La popolazione civile del Trentino meridionale e delle città di Rovereto e Trento venne evacuata. Quasi 110.000 trentini abbandonarono forzatamente le loro case: 75.000 di loro raggiunsero l’Austria superiore e inferiore, la Boemia e la Moravia, distribuiti presso abitazioni di civili o presso appositi campi profughi; altri 35.000 furono condotti in Italia durante il conflitto.
20.000 persone, circa due terzi della popolazione, furono sfollate da Trento e dai paesi limitrofi. In città arrivarono decine di migliaia di soldati. Chi rimase dovette fare i conti con una crisi economica e alimentare sempre più drammatica. 700 trentini scelsero di combattere con la divisa del regno d’Italia. Tre di loro, Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa, catturati durante il conflitto, vennero giustiziati per alto tradimento nel castello del Buonconsiglio a Trento. Le operazioni militari non arrivarono mai nei pressi della città, ma la vicinanza al fronte e il collegamento ferroviario verso l'Impero fecero di Trento un enorme ospedale, con moltissimi edifici pubblici trasformati in case di cura.
Gli italiani entrarono a Trento il 3 novembre 1918; il giorno successivo venne firmato l’armistizio. Si aprì una nuova pagina della storia trentina.
IL BLOCKHAUS MARANZA
Il blockhaus Maranza fu costruito tra il 1881 e il 1882. Un blockhaus è una caserma difensiva, una fortificazione di dimensioni ridotte, dotata di fuciliere e artiglieria di piccolo calibro.
L'opera controllava il passaggio alla zona della Maranza e forniva un appoggio alla sottostante batteria, per coprire eventuali attacchi dalla Marzola. Era un opera che si sviluppava su un unico piano, con murature in pietra in cui si aprivano numerose fuciliere verticali. Questa fortificazione poteva ospitare 17 soldati. Non aveva artiglieria e il suo armamento prevedeva 3 affusti per fucile, dei supporti montati sulle fuciliere che permettevano di coprire con maggior precisione alcuni punti sensibili attorno alla fortificazione, anche durante la notte o in condizione di scarsa visibilità.
L'ingresso era a monte e vi si accedeva attraverso una scalinata esterna. Per entrare all'interno del blockhaus bisognava passare attraverso due piccole corti. L'opera era costituita da un locale principale che ospitava la guarnigione. Su questo spazio davano le due ali della fortificazione, che ospitavano un deposito e la stanza dei sottufficiali. La struttura includeva anche un locale cucina, cisterna per l'acqua e una latrina. Era protetta da una serie di reticolati, ed era in collegamento ottico con la batteria Maranza e telefonico con la batteria sottostante e quella di Brusaferro. Il blockhaus venne demolito nel 1915, perché ritenuto ormai inutile per la difesa del settore. Nelle vicinanze venne costruita una postazione campale con 4 pezzi d'artiglieria.
Memorie della mia vita militare e in guerra
Emilio Fusari
1912-1918
Nato a Brentonico il 2 settembre 1891, presso una famiglia contadina. Arruolato nell’esercito austroungarico nel 1914, venne inviato su fronte galiziano. Fu ferito ma sopravvisse alla guerra. Nel 1923 si sposò ed ebbe due figli. Nel 1928 si trasferì a Milano dove gestirà fino al 1943 una latteria-gelateria. Tornato a Brentonico per sfuggire ai bombardamenti della II guerra mondiale aprì un’osteria. Morì nel 1966.
(Trento: Fondazione Museo storico del Trentino, Archivio della Scrittura Popolare)
Mi permetto di descrivere il giovedi grasso cioè di carnevale 1913 che lo feci sul forte di maranza assieme di alquanti amici di sventura ove [cancellatura] siamo restati 5 giorni di quardia. Ogni 4 ore doveva andare su di un picolo cole, del forte per vegiare due ore avanti ricevere il cambio, una notte molto freda fui quella, con neve, e piogia, avevo due paleto due paio di scarpe un capuz di lana, ma tutto questo non era suficiente per ripararsi dal freddo. Vedevo il bel Trento folgorante di un' inmensa alegria, sentivo sentivo il suono, della dolce notata e la luce mi parlava di quei momenti che solo il mio pensiero poteva prender parte, ma non col cuore, e colla parola. perche il mio vegiava bensi, ma in alto su di una alta montagna fra mezzo alle temperie e chi sa ancor per quanto tempo. Ma il mio sepolcrare silenzio fu stato disturbato da una voce, dal di fuori. Quale m'inpone di aprire la pesante porta di ferro con voce sconosciuta. Mi parla in tedesco, io li rispondo in Italiano che aspetasse un momento fino alarivo del mio comandante. era le 12- di notte lora di cui ricevevo il cambio. grido 2 volte il mio comandante conparise subito assieme dei altri 4 uomeni l'indico la porta ove sta loficiale da un bucco li domanda la parola d'ordine la riceve tutto in ordine, li apre et entra, li anuncia la gardia mi visita me ch'ero sul posto dimando quante ore e che non cambia la quardia, li dice fino dalle dieci. quarda il suo orologio fa le dodici e un quarto li vien detto che tutti dormivano, e che più si ricordava di cambiare il posto. io non c'intro. ma il nostro comandante deve tutto subire, cosi a tutti ci viene intimato castigo. viene telefonato al comando di piazza in Trento e alle 6 di mattina viene la nuova quardia. cosi che venimo subito cambiati, e andiamo al raporto. quele il nostro capitano tanto severo a tutti chi tanto chi poco ci castiga. per una simile picolezza io il meno castigato di tutti devo stare tre giorni senza andare a spasso, porto pasienza, soporto, anche questa e fra me pensavo, sempre ai confini per liberarmi da questa gente infama, che non sa altro che far tribulare quei poveri che sforzatamente, li sta per servirli. Cosi sempre pieno di rabbie, senza sfogo e fare, lavorare, tutto contro la mia volonta passò tutto lestate, anzi in Luio siamo andati 15 giorni in Bondone, a sofrire anche un poco.
Lascio di Bondone perche niente interesa.
EN
THE FORTRESS OF TRENTO
The Trentino territory was progressively fortified from the mid-nineteenth century up until the First World War, transforming Trento into a stronghold.
After the loss of Lombardy (1859) and Veneto (1866), the imperial authorities constructed the Bus de Vela and Civezzano barrages: the first permanent defenses of the city. During the 1880s, a belt of forts was built around the city. These fortifications, known as "Trentino style," were economical structures with a single floor above ground, made of stone masonry, and housed artillery either in casemates or open air. In 1890, the Tenna barrier was completed, consisting of the Tenna and Colle delle Benne forts, an outpost of the fortress tasked with defending the access from the Valsugana. In 1900, the main Mattarello work and the Romagnano fort were added to the defensive perimeter of Trento, developed with multiple levels, using concrete and equipped with the first armored domes.
In the city, a series of new infrastructures were built: roads, barracks, factories, warehouses, and hospitals. At the end of the nineteenth century, the "factory prohibition radius" was introduced in Tyrol, a regulation that forbade construction near fortifications, creating not a few controversies with local administrations. Military presence increased steadily: by 1910, over 10% of the population of Trento was composed of soldiers.
When the First World War broke out, the nineteenth-century fortifications were outdated and inadequate to withstand the fire of modern artillery: some were disarmed, others demolished. In 1914, the defense of the city was divided into seven sectors. The hills around Trento became a vast trench field, and new fortifications surrounded the city. Artillery was positioned in cave batteries. In the autumn of 1915, nearly 300 cannons were ready to defend the fortress. However, no military operations occurred near Trento; by 1916, fortification works were halted, and most of the armaments were transferred to the front. The Fortress of Trento became a massive defensive system that never fired a shot.
THE DEFENSIVE SECTOR OF VALSORDA-MARZOLA
The area of Maranza was part of a sector of the Fortress of Trento. In the nineteenth century, there were five sectors, but by 1914, with the construction of the new trench field, the territory was divided into seven zones. The II sector began from the village of Valsorda and reached the summit of Marzola.
The fortifications in the area had the task of blocking any potential enemy infiltration from Valsugana through the Vigolana plateau, as had occurred during the war of 1866 with the Italian troops of General Medici, who reached Valsorda. Between 1879 and 1882, fortifications in "Trentino style" were constructed in this sector: the Brusaferro battery, which, along with the Doss Fornas battery located on the slopes of the Vigolana in the first defense sector, controlled and blocked access to the Adige valley. Higher up, in the Maranza area, the Maranza battery and the Maranza blockhouse were built, tasked with overseeing a potential enemy passage from Marzola and providing support to the lower barricade.
When the First World War broke out, the defense of the Fortress was redesigned. The defensive line followed the nineteenth-century one, but with modern fortifications. The two nineteenth-century forts in Maranza were demolished. Trenches, artillery positions, caves, and reinforced concrete structures appeared on the surrounding mountains of Trento. New works extended from Valsorda, where the first defense sector, starting from Mattarello, ended, reaching the summit of Marzola. From here, the fortifications continued into the third sector, which included Chegul, the Cimirlo pass, and Mount Celva. A more advanced line descended from Marzola to Vigolo Vattaro, with the cave work of the Finestrelle, now accessible via SAT trail number 440.
Near the Maranza refuge, the command of the second sector was established, with a telephone station and a series of barracks capable of housing 200 men.
THE MARANZA BATTERY
The Maranza battery was constructed between 1881 and 1882. Its task was to support the Brusaferro and Doss Fornas batteries in blocking the access from Valsugana through the Vigolana plateau, while simultaneously controlling the southwest slope of Marzola. It was a "Trentino style" fort, characterized by a single above-ground floor with stone masonry, containing numerous vertical rifle slits. In the event of war, the garrison consisted of 44 men, including two non-commissioned officers, housed in the five main rooms of the structure. The battery also included a kitchen, water cistern, and latrine. Due to the physical layout of the area, the fortification had two floors on the valley side. The few remains that still exist pertain to the semi-subterranean area, where the ammunition depot, soldiers' quarters, and a small supply storage room were located.
The armament consisted of two field artillery pieces: at the start of the twentieth century, two M.75 cannons were installed. The battery was also equipped with 5 rifle mounts, supports mounted on the rifle slits that allowed for more precise coverage of sensitive points around the fortification, even during the night or in low visibility conditions. The entrance to the battery and most of the perimeter were protected by a moat and barbed wire. The structure featured an observation tower, accessible via a ladder. The fort communicated through optical signals with the San Rocco fort, with the command center in Trento at the Buonconsiglio Castle, with the Maranza hut, and with the Maranza blockhouse. There was also a telephone connection to the Maranza blockhouse and the Brusaferro battery. The battery was demolished in 1915, as it had become obsolete and was replaced with new positions in the sector.
THE MARANZA BLOCKHOUSE
The Maranza blockhouse was built between 1881 and 1882. A blockhouse is a defensive barracks, a small fortification equipped with rifle slits and small-caliber artillery.
This structure controlled the passage to the Maranza area and provided support to the lower battery to cover any attacks from Marzola. It was a one-story structure, made of stone with numerous vertical rifle slits. The blockhouse could accommodate 17 soldiers. It had no artillery, and its armament consisted of three rifle mounts, supports mounted on the rifle slits that allowed for more precise coverage of sensitive points around the fortification, even during the night or in low visibility conditions.
The entrance was uphill and accessed via an external staircase. To enter the blockhouse, one had to pass through two small courtyards. The structure consisted of a main room housing the garrison, with two wings that contained a storage area and a non-commissioned officers' room. The blockhouse also included a kitchen, water cistern, and latrine. It was protected by a series of barbed wire and was in optical communication with the Maranza battery and by telephone with the lower battery and the Brusaferro battery. The blockhouse was demolished in 1915, as it was deemed unnecessary for the defense of the sector. Nearby, a field artillery position with four pieces of artillery was built.
MEMORIES OF MY MILITARY LIFE AND WAR
Emilio Fusari
1912-1918
Born in Brentonico on September 2, 1891, in a peasant family. Enlisted in the Austro-Hungarian army in 1914, he was sent to the Galician front. He was wounded but survived the war. In 1923, he married and had two children. In 1928, he moved to Milan, where he managed a dairy-ice cream shop until 1943. Returning to Brentonico to escape the bombings of World War II, he opened a tavern. He died in 1966.
(Trento: Fondazione Museo Storico del Trentino, Archivio della Scrittura Popolare)
I will allow myself to describe the Fat Thursday of 1913, which I spent on the Maranza Fort along with several misfortunate friends, where we stayed for five days on guard duty. Every four hours, I had to go up to a small hill on the fort to stand watch for two hours before being relieved. One particularly cold night, with snow and rain, I was wearing two overcoats, two pairs of shoes, and a woolen hood, but all of this was not enough to protect me from the cold. I saw the beautiful Trento glowing with immense joy, heard the sound of the sweet night, and the light spoke to me of those moments to which I could only participate in thought, but not with my heart or words. Because my heart, though awake, was high up on a tall mountain amidst the weather, and who knows for how long still. But my grave silence was disturbed by an unknown voice from the outside, ordering me to open the heavy iron door. He spoke to me in German, and I answered in Italian, asking him to wait until my commander arrived. It was 12:00 midnight, the time when I was supposed to be relieved. I shouted twice, and my commander appeared immediately with four other men. I pointed to the door where the officer stood, and through a hole, he asked for the password: he received it, everything was fine, and he entered. He saw that I was on guard, asked how many hours I had been on duty, and I replied, "Since 10." He looked at his watch: it was 12:15. He was told that everyone was sleeping and had forgotten to relieve the post. I was not to blame, but our commander had to obey everything, so we were all punished. A call was made to the command in Trento, and at 6 a.m., the new guard arrived. We were immediately replaced, and we went to report: here, our captain, who was so severe, punished everyone, some more and some less. For such a trivial matter, I, the least punished of all, had to stay three days without going out. I bore patience, endured it, and always thought about ways to free myself from this infamous group, who only knew how to mistreat those poor souls who served them by force. Thus, filled with rage, without any outlet and constantly at work, all against my will, I spent the entire summer. In fact, in July, we went to mount Bondone for 15 days to suffer a little there too.
I will skip writing about mount Bondone as it is of no interest whatsoever.